Il 14 settembre 2001 il II Governo Berlusconi approva un nuovo disegno di legge sull’ingresso e il soggiorno in Italia dei cittadini extra-comunitari. Le nuove regole contenute nel progetto, se approvate dalle due camere del Parlamento, introdurranno ampie modifiche all’attuale legge sull’immigrazione (40/1998), la cosiddetta “Turco-Napolitano”, varata dalla precedente maggioranza di centro-sinistra. Con la nuova legge può entrare in Italia ed ottenere il permesso di soggiorno solo chi dimostra di avere un lavoro che gli permetta di mantenersi. La concessione del permesso è inoltre strettamente collegata alla durata del contratto d’impiego (se il contratto è a tempo indeterminato è necessario un rinnovo ogni due anni). Il numero massimo di ingressi legali di cittadini extra-comunitari viene stabilito annualmente dal governo con uno o più decreti. I lavoratori immigrati possono farsi raggiungere dai loro familiari, ma solo dal coniuge, dai figli e dai genitori, nel caso in cui l’immigrato sia figlio unico. Più severe sono le regole previste per i cittadini extra-comunitari arrivati illegalmente nel nostro Paese. Una volta verificata la loro identità, i clandestini saranno accompagnati alla frontiera entro un periodo massimo di 60 giorni, dopo un’eventuale permanenza nei centri di accoglienza temporanei. Per chi prova di nuovo ad entrare illegalmente in Italia scatta il reato di immigrazione clandestina, che prevede il carcere da sei mesi ad un anno, ma che può essere commutato nell’espulsione immediata. Nel caso di un terzo tentativo il reato diventa effettivo e la pena da scontare nelle carceri italiane sale fino a quattro anni di reclusione.