il 21 aprile 1924 muore a Pittsburgh (Pennsylvania, USA) l'attrice teatrale Eleanora Duse Nata il 3 ottobre 1858 a Vigevano (Pavia), figlia d'arte, sale sul palcoscenico fin dalla più tenera infanzia e a dodici anni sostituisce la madre ammalata. Ottiene il primo grande successo nel 1879 interpretando, a capo di una compagnia con Giacinta Pezzana, la "Teresa Raquin" di Emile Zola. Nel suo repertorio figurano i drammi degli autori italiani contemporanei e poi anche quelli di Alexandre Dumas: a partire dal 1880, dopo un incontro con Sarah Bernhardt che è determinante per la sua carriera, la sua fama si va allargando e la Duse si impone in breve tempo come la più grande attrice italiana del suo tempo. Tra i maggiori successi troviamo "La principessa di Bagdad", "La moglie di Claudio", "La signora delle camelie" e molti altri drammi di Sardou, Dumas e Renan. Nel 1884 porta al successo "Cavalleria rusticana" di Verga. Si rivolge a un repertorio di livello artistico sempre più alto interpretando opere come "Antonio e Cleopatra" di Shakespeare (1888), "Casa di Bambola" di Ibsen (1891) e alcuni drammi di Gabriele D'Annunzio ("La città morta", "La Gioconda", "Sogno di un mattino di primavera", "La gloria"), al quale è legata da una travagliata e intensa storia d'amore. Si allontana dalle scene per più di dieci anni, dopo la rottura definitiva del tormentato legame con D'Annunzio nel 1909. La sua unica apparizione cinematografica è di questo periodo, nel film "Cenere" (1916) tratto dalle pagine di Grazia Deledda. Ritorna al teatro nel 1921 con "La donna del mare", e muore nel corso di una lunghissima tournée negli Stati Uniti. E' sepolta ad Asolo (Treviso).
Nasce a Aubagne il 28 febbraio 1895. I primi passi nello spettacolo li muove a Marsiglia, dove fonda e dirige una rivista, "Fortunio" (che diventerà "Les cahiers du Sud"), e scrive due pièce - entrambe rimaste inedite - "Catulle" e "Ulysse chez les Phéniciens" (in collaborazione con Charles Brun). Nel 1922 si trasferisce a Parigi, dove assieme a Paul Nivoix firma alcune pièce: "Tonton" (1923); "Un direct au coeur" (1926); "Les marchands de gloire" (1925). Quest'ultima, rappresentata al Théâtre de la Madeleine, è accolta tiepidamente dal pubblico ma è notata dalla critica. Essa è caratterizzata dal tema d'attualità - lo sfruttamento degli eroi di guerra ad opera di speculatori senza scrupoli - trattato con ironia e sostenuto da dialoghi brillanti, in cui la denuncia dei comportamenti immorali è portata avanti con l'arma della comicità. Una tecnica che Pagnol riutilizza in "Jazz" (1926) - in cui è preso di mira l'ambiente accademico - e in "Topaze"(1928), in cui il protagonista è un onesto maestro di scuola che, caduto vittima di alcuni affaristi, decide di dedicarsi alle speculazioni illegali. "Topaze" riscuote grande successo, successo che arride anche alla cosiddetta 'trilogia marsigliese': "Marius" (1929); "Fanny" (1931) e "César" (1937, rappresentata solo nel 1946). Di quest'ultimo testo prepara in contemporanea una versione cinematografica; negli anni successivi si dedicherà interamente al cinema (ricordiamo il sodalizio artistico con l'attore Fernandel), con una breve parentesi negli anni '50: "Judas" (1955) e "Fabien" (1956), il cui esito artistico non è all'altezza dei lavori precedenti.
Su libretto di Leblanc du Roullet, dalla tragedia omonima (1674) di Racine. Quest'opera, il cui soggetto è già stato molte volte messo in musica, è una delle ultime di Gluck e, nella linea della "riforma" affermata sin dal 1762 con Orfeo e Euridice, rivela molte novità e un'ancor più severa vocalità drammatica e un maestoso sinfonismo corale e orchestrale: tra l'altro, l'ouverture termina quando è già iniziata la prima scena; per questo Mozart prima, Wagner più tardi, ne fanno una revisione per adattarla anche all'esecuzione un concerto.
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