Il 27 gennaio 1302 a Firenze Dante Alighieri viene condannato con la falsa accusa di interesse privato in atti pubblici a due anni di confino, ad una multa di 500 fiorini e alla esclusione perpetua dagli uffici pubblici. E’ la conseguenza della presa di possesso del controllo politico di Firenze da parte dei Neri, appoggiati da Carlo di Valois, mentre Dante dal 1301 è ambasciatore a Roma, presso papa Bonifacio VIII. Dante non risponde all’invito del podestà a difendersi dalle accuse e così alla prima sentenza ne segue una seconda, con cui, il 10 marzo 1302, il poeta viene definitivamente condannato ad essere arso sul rogo se fosse tornato a Firenze.