Il 26 aprile 1872 nel corso della notte, il Vesuvio entra in eruzione. Una comitiva di persone che si inoltra nell’Atrio per osservare l’eruzione da vicino, viene investita da una colata lavica che provoca 9 morti e 11 feriti. Contemporaneamente si apre una piccola fenditura sul versante meridionale, dalla quale parte un flusso lavico in direzione dei Camaldoli della Torre. Sui dintorni cadono cenere e lapilli provocando danni e disagi alla popolazione. L’eruzione non risulta particolarmente grave anche se alcuni paesi rimangono danneggiati. In ogni caso sono immediatamente organizzati soccorsi per raggiungere i luoghi più colpiti tra cui i comuni di Portici e di Resina. In dette località della provincia di Napoli oltre a drappelli di Carabinieri e del Corpo di Sanità Militare, affluiscono da Napoli reparti dell’8° e del 32° fanteria, da Capua contingenti del 4° reggimento bersaglieri. Le truppe si distinguono nelle usuali attività di protezione civile trasportando i profughi in zone sicure, sgombrando le strade dalla cenere e dai lapilli e vigilando sulle abitazioni evacuate al fine di contrastare episodi di delinquenza comune e di sciacallaggio.