Il 29 aprile 2002 a Strasburgo (Francia) la Corte europea respinge il ricorso presentato dall’inglese Diane Pretty per consentire al marito di assisterla nel suicidio senza andare incontro a conseguenze penali. E’ la prima volta che la Corte si pronuncia su questo delicato tema e da questa sentenza, nel caso fosse stata a favore della Pretty, si aspettava una nuova linea a livello europeo nei confronti dell’eutanasia. Il caso della signora Pretty ha diviso nei mesi scorsi l’opinione pubblica britannica e si è conquistata anche una discreta risonanza anche negli altri paesi. La donna soffe di sclerosi laterale degenerativa, una malattia neurologica che l’ha paralizzata dal collo in giù e le ha tolto la possibilità di parlare e camminare: l’attende una morte terribile, per soffocamento. Diane Pretty invoca gli articoli 2 e 3 della Convenzione europea dei diritti umani che vietano “trattamenti degradanti e disumani”, chiama in causa le leggi contro le discriminazioni e sostiene che il diritto a una vita dignitosa includa anche il diritto a una morte accettabile. La donna morirà proprio per soffocamento il 12 maggio 2002 a Luton (Inghilterra).