Il 13 febbraio 1927 a Roma viene istituita un’imposta sui celibi, che colpisce tutti gli uomini non sposati dai venticinque ai sessantacinque anni. Nel giro di due anni sarà raddoppiata. Si tratta di una sorta di redistribuzione forzata del reddito tra celibi e coniugati. La tassa si rivelerà ininfluente sull’andamento dei tassi di nuzialità, ma contribuirà, come le altre misure pronataliste, a definire il diverso valore simbolico attribuito ai due sessi nel matrimonio e nella procreazione. Con il fascismo contraccettivi e aborto diverranno reati contro la razza.