Il 16 febbraio 1937 la DuPont registra il Nylon uno dei prodotti che siglato la fortuna della società chimica di Wilmington(Delaware, Usa). L’invenzione della fibra artificiale che rivoluziona completamente il mondo del tessile, si deve a Wallace Hume Carothers, – che nasce il 27 aprile 1896 a Burlington (Iowa, Usa) – chimico di punta dell’azienda. Lo stesso che, nel 1930, brevetta il neoprene (prima gomma sintetica prodotta su larga scala) e che in seguito mise a segno altre scoperte fondamentali nel campo delle macromolecole e delle resine sintetiche. Carothers due anni prima del nylon, il 28 febbraio 1935, brevetta nel laboratorio Du Pont la poliammide, ovvero una macromolecola ottenuta unendo l’acido adipico ad una ammina (derivata dall’ammoniaca) e che presenta una struttura chimica simile a quella delle proteine che costituiscono la seta e la lana. Con il nylon, ovvero il poliesametilenadipamide, si riuse a creare una fibra che, a differenza di quelle naturali, ha dei diametri diversi a seconda dell’uso che se ne vuole fare: minuscolo per i collant da donna, spesso per setole, spazzole, cordami. Un successo, che però Carothers non vede, dato che a causa della depressione che lo aveva colpito ormai da anni, si suicida il 29 aprile 1937 a Wilmington. Morto l’inventore non si saprà mai la verità sul’origine del nome “nylon”. Secondo la DuPont, infatti, è una sorta di aggiustamento della parola “no-run“, dove “run” sta per “unravel”, cioè disfare; secondo la leggenda, invece, nylon non è altro che l’acronimo di “now you’ve lost old Nippon“, cioè “ora tu hai perso vecchio Giappone“, paese che nella Seconda Guerra Mondiale impedisce agli Usa di importare seta dalla Cina, per impedire l’utilizzo per fabbricare i paracadute.