70 anni fa nasce il giornalista Walter Tobagi, assassinato in un attentato terroristico

Il 18 marzo 1947 nasce a San Brizio, frazione di Spoleto (Perugia) il giornalista Walter Tobagi che a otto anni si trasferisce a Bresso (Milano) per il lavoro del padre, ferroviere. Comincia a occuparsi di giornali al ginnasio come redattore della storica “Zanzara”, il giornale del liceo Parini, di cui diventa presto il capo redattore. Entra giovanissimo all’ “Avanti!” dove rimane pochi mesi; passa al quotidiano cattolico “Avvenire” dove comincia ad occuparsi di temi politici e sindacali facendo esperienza sulle vicende del terrorismo di destra e di sinistra. Scava, con note e interviste, nei congressi provinciali dei partiti e si diverte a scrivere profili di Sandro Pertini e Pietro Nenni. Segue le cronache legate alle bombe di piazza Fontana, alle “piste nere” che vedono coinvolti Valpreda, l’anarchico Pinelli, il provocatore Merlino oltre ai fascisti Freda e Ventura. Un praticantato lungo che lo porta al “Corriere d’Informazione” e, in seguito, al “Corriere della Sera” come cronista politico e sindacale. Tobagi si interessa a lungo anche di un’altra vicenda misteriosa: la morte di Giangiacomo Feltrinelli il 14 marzo 1972 su un traliccio a Segrate (Milano) per l’esplosione di una bomba maldestramente preparata dallo stesso editore guerrigliero, e poi della morte del Commissario Calabresi il 17 maggio 1972. Tobagi Tuttavia, l’impegno maggiore Tobagi lo dedica alle vicende del terrorismo, interessandosi alle prime iniziative militari delle Br, ai «covi» terroristici scoperti a Milano, al rapporto del questore Allitto Bonanno, alla guerriglia urbana che provocava tumulti (e morti) per le strade di Milano, organizzata dai gruppuscoli estremisti di Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia operaia. E nello stesso tempo si impegna nel sindacato dei giornalisti e scrive libri Tobagi viene ucciso a Milano in via Salaino, alle ore 11 del 28 maggio 1980, con cinque colpi di pistola esplosi da un “commando” di terroristi di sinistra facenti capo alla Brigata XXVIII marzo (Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano), buona parte dei quali figli di famiglie della borghesia milanese. Due membri del commando in particolare appartengono all’ambiente giornalistico: sono Marco Barbone, figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni (di proprietà del gruppo RCS), e Paolo Morandini, figlio del critico cinematografico del quotidiano Il Giorno Morando Morandini. A sparare sono Mario Marano e Marco Barbone.

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