Il 12 aprile 1837 muore a Milano il medico e patriota Giovanni Rasori. Rasori nasce il 20 agosto 1766 a Parma, professore di patologia medica a Pavia (1795), è, nel 1796, segretario del Ministero degli Interni nella Repubblica Cisalpina. Tornato a Pavia, e nominato rettore dell’ateneo, si batte contro il potere della medicina accademica tradizionale. Volontario nell’esercito cisalpino e a Genova, si prodiga nella cura dei soldati colpiti da un’epidemia di tifo. Sua la dottrina dei controstimoli, secondo la quale causa della malattia sarebbe la rottura dell’equilibrio tra stimoli e controstimoli. Tuttavia i suoi metodi terapeutici, fondati principalmente sul salasso e sul tartaro stibiato, hanno sovente risultati nefasti. Nominato, dopo Marengo (Alessandria) il 14 giugno 1800, protomedico di Stato, istituisce un servizio di sanità pubblica e, nel 1806, è chiamato a insegnare clinica presso l’Ospedale Maggiore di Milano. Caduto il Regno Italico, prende parte alla congiura del 1814, ma è arrestato e imprigionato fino al 1818.