20 anni fa, Scacchi: Garry Kasparov inizia la partita contro il supercomputer IBM “Deep Blue”

Il 3 maggio 1997 al trentacinquesimo piano dell’Equitable Building di New York (New York, Usa) inizio la sfida finale tra il campione mondiale di scacchi, Gary Kasparov e il supercomputer IBM “Deep Blue”. Gli spettatori seguono la partita dal seminterrato con l’ausilio di tre maxischermi che riprendono il match. La pressione mediatica per l’evento è alle stelle, i giornali titolano a grandi lettere: «The Brain’s Last Stand», l’ultima resistenza del cervello. Nel frattempo Kasparov scopre l’errore strategico del computer ed è ben deciso a sfruttarlo: Deep Blue accetta sempre lo scambio di un pezzo più debole per uno più forte dell’avversario, senza tenere conto delle posizioni. Trovato il tallone d’Achille della macchina, Kasparov è convinto di avere la vittoria in pugno. Si sbaglia. Le cose non vanno come sperato, già dalla seconda partita Garry deve ricredersi riguardo le sue certezze. Sull’orlo di un esaurimento nervoso, alla conferenza stampa sbraita che qualcuno sta barando, che in realtà un giocatore molto esperto, un maestro di scacchi, sta suggerendo le mosse al computer. Il povero Garry crede di essere la vittima di un imbroglio e continua a sostenere la sua tesi per molti anni, finché il trascorrere del tempo non attenuò il risentimento provocato da quella sconfitta. Perché sì, l’11 maggio 1997, Garry Kasparov, il campione indiscusso, capitola e la vittoria è della macchina, del cervello di silicio: Deep Blue. La dinamica di quelle sei partite viene analizzata ripetutamente, nel tentativo di trovare una spiegazione a ciò cui non si trova un senso, che appare come una sconfitta totale, universale, inappellabile dell’intelligenza umana. Il motivo, l’errore fatale è insito in Kasparov, nel suo fattore umano. Le condizioni pietose in cui si presenta all’atto finale del match sembrano confermare l’ipotesi: risente della stanchezza, dello stress, della pressione in un modo che il computer non può concepire. Non si tratta semplicemente di una lotta tra cervelli; non ci sono solo il puro calcolo, la pura intelligenza, in gioco. Alla fine Garry Kasparov, oltre i suoi deliri di onnipotenza, si svela semplicemente per quello che è: un essere umano.

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