Il 6 settembre 1957 muore a Sorrento (Napoli) lo storico e antifascista Gaetano Salvemini. Salvemini nasce l’8 novembre 1873 a Molfetta (Bari), studia a Firenze con Pasquale Villari e pubblica importanti lavori di storia medievale: “La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze” (1896) e “Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295” (1899). Collabora ai giornali socialisti “Critica sociale” e “Avanti!”, parlando della questione meridionale. Nel “Ministro della malavita” (1909) polemizza con i sistemi clientelari e autoritari di Giovanni Giolitti e la corruzione parlamentare. Nel 1911 si stacca dal socialismo e fonda il settimanale “L’Unità “, su posizioni interventiste. Deputato (1919-21) nelle liste dei combattenti, è favorevole a una pace che riconosca i diritti delle nazionalità e contrario all’annessione della Dalmazia all’Italia. Antifascista, nel 1925 pubblica coi fratelli Carlo e Nello Rosselli la rivista antifascista clandestina “Non mollare”. Arrestato e poi messo in libertà provvisoria, si rifugia in Francia e contribuisce a fondare il movimento di Giustizia e Libertà . Nel 1934 si trasferisce negli Usa e insegna a Harvard. In quegli anni scrive alcune opere sulla politica estera italiana: “Dal patto di Londra alla pace di Roma” (1925); “Mussolini diplomatico” (1932); “La politica estera dell’Italia dal 1870 al 1915” (1944). Nel 1949 torna all’università di Firenze. La sua vita è segnata da un orribile tragedia: la sua famiglia (moglie, cinque figli e una sorella) perisce nel terremoto di Messina del 28 dicembre 1908.