Il 26 giugno 1908 nasce a Valparaiso (Cile) Salvator Allende, presidente del Cile dal 1970 al 1973, quando, con un sanguinoso colpo di stato, Augusto Pinochet prende il potere. Allende studia medicina, ma coltiva fin da giovane la passione per la politica. Arrestato durante la dittatura di Carlos Ibáñez del Campo, è tra i fondatori del Partito socialista cileno (1933), assumendone la guida nel 1944. Nel 1937 è eletto per la prima volta nel Parlamento cileno, ricoprendo la carica di ministro della Sanità dal 1939 al 1942. Eletto al Senato nel 1945, è più volte candidato alla presidenza del paese. Nel 1969 crea, unendo socialisti, comunisti, radicali e dissidenti della sinistra democristiana, la coalizione di Unidad Popular (Unità popolare), grazie alla quale nel 1970 conquista la presidenza del paese. Avvia una serie di riforme volte a trasformare le strutture economiche e sociali del paese, nazionalizzando il settore minerario, fino ad allora controllato dalle imprese straniere, realizzando una riforma agraria e favorendo lo sviluppo delle classi sociali più basse. Con il sostegno degli Stati Uniti e l’aiuto della Cia, l’estrema destra rovescia violentemente il presidente. Protagonista del golpe il generale Augusto Pinochet Ugarte, cui lo stesso Allende affida poche settimane prima il comando supremo delle forze armate. Rifiutata l’offerta di esilio, Allende resiste fino alla morte con un gruppo di fedelissimi nel palazzo presidenziale della Moneda, a Santiago del Cile, l’11 settembre 1973.