50 anni fa, Omosessualità: Aldo Braibanti condannato per plagio

Il 14 luglio 1968 a Roma Aldo Braibanti è condannato dalla Corte d’Assise a nove anni di carcere per plagio. I nove anni saranno ridotti a sette per i trascorsi da partigiano di Braibanti, e un anno dopo, in Corte d’Appello, scenderanno a due, ma, alla luce di oggi, la sentenza appare illiberale ed omofoba. Braibanti nasce il 23 settembre 1922 a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), scrittore, sceneggiatore e drammaturgo, è accusato di aver plagiato un ragazzo, Giovanni Sanfratello, all’epoca dei fatti diciannovenne, di famiglia benestante, borghese, cattolica e di destra. La storia d’amore tra i due porta il ragazzo a fuggire di casa e la famiglia del giovane, incapace di accettarne l’omosessualità, denuncia Braibanti per plagio. Il tentativo di Giovanni Sanfratello di difendere il suo amante, dichiarando di aver liberamente scelto il rapporto con Aldo Braibanti, non riusceì a impedirne la condanna. Dopo la denuncia, il giovane finisce per essere rinchiuso dalla famiglia in un manicomio e sottoposto ad elettroshock. La condanna di Braibanti suscita ampia eco in tutta Italia, e a favore di Braibanti si mobilitarono i radicali di Marco Pannella e numerosi intellettuali, fra i quali Alberto Moravia e Umberto Eco. Braibanti muore il 6 aprile 2014 a Castell’Arquato (Piacenza)

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