Il 10 settembre 1898 a Ginevra (Svizzera) l’anarchico e criminale italiano Luigi Luchéni pugnala al petto l’imperatrice Elisabetta d’Austria, la celebre Sissi di Baviera moglie dell’imperatore Francesco Giuseppe. Dopo l’arresto, Luchéni è condannato all’ergastolo. In cella impara il francese, al punto da scrivere in quella lingua le sue memorie, intitolate “Histoire d’un enfant abandonné, à la fin du XIXe siècle, racontée par lui-même”. Luchèni nasce il 22 aprile 1873 a Parigi (Francia) muore il 19 ottobre 1910 nel carcere di Ginevra, molto probabilmente suicida, anche se vi è il sospetto di uno strangolamento con la cintura alla quale viene trovato appeso nella sua cella (le prime cose che vengono tolte ad un prigioniero sono la cintura dei pantaloni e le stringhe delle scarpe). La sua testa recisa e poi conservata in un contenitore di formalina e mostrata agli ospiti illustri dell’Hôtel Métropole, quali i rivoluzionari ed uomini politici Lenin, Vjačeslav Michajlovič Molotov, Georgij Maksimilianovič Malenkov, ecc. viene regalata, nel 1998, nel centenario dell’assassinio, dal Governo svizzero all’Istituto di patologia di Vienna (Austria).