Il 9 ottobre 1978 viene rapita da due uomini a Milano Marcella Boroli, figlia maggiore di Achille Boroli presidente della De Agostini, e incinta al 6° mese. La Boroli viene rilasciata il 3 dicembre 1978, dopo quasi due mesi trascorsi in una prigione alla periferia di Milano. Una volta libera, dice di aver ricevuto dai suoi carcerieri le medicine necessarie per la gravidanza. Per la sua liberazione è pagato un riscatto di due miliardi e mezzo di lire contro i dieci chiesti dai sequestratori. Sono tre sudamericani i primi condannati per il sequestro Boroli nel giugno 1983 a Bolzano. E’ il pentito Massimo Speranza a svelare ai pm milanesi Armando Spataro e Annamaria Gatto l’esistenza di una vasta organizzazione criminale attiva dal 1978 al 1983: una connection fra alcune agguerrite organizzazioni romane e milanesi che sarebbero riuscite a imporre un controllo quasi assoluto sul traffico degli stupefacenti e altre attività criminali. A condurre gli investigatori nell’appartamento, dove verrà trovato materiale relativo a diversi rapimenti, è un cane barboncino appartenuto a un uomo e una donna arrestati in un’altra operazione. Su 165 inquisiti ne vengono rinviati a giudizio 154. A un gruppo di questi sono contestati i rapimenti di Marcella Boroli e del professionista romano Carlo Teichner, oltre al tentato sequestro del concessionario della Mercedes di Roma, Carlo Mauro. A numerosi imputati sono contestati due omicidi compiuti a Milano e quelli, a Roma, di Umberto Abate, Antonio Sbriglione, Massimo Barbieri e Umberto Cazzoler. Il 21 gennaio 1988 la quarta Corte d’Assise di Roma infligge un ergastolo e condanne per sette secoli e mezzo di carcere.