Il 20 marzo 1979 viene ucciso in via Orazio a Roma il direttore del settimanale “OP”, Carmine “Mino” Pecorelli giornalista, avvocato e scrittore. Le indagini si presentano subito difficili, anche per il ruolo svolto da Pecorelli e dalla sua agenzia. Il direttore di “Op-Osservatorio Politico” si occupa infatti, sempre con un linguaggio ambiguo e criptico, di tante cose, dallo scandalo dell’ Italcasse al crack della Sir di Nino Rovelli, dagli affari di Sindona a Giulio Andreotti, dalle Brigate Rosse, al sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. Il 6 aprile 1993 il pentito Tommaso Buscetta, interrogato dai magistrati di Palermo, racconta, tra le altre cose, di aver saputo dal boss Gaetano Badalamenti che l’omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto nell’interesse di Giulio Andreotti. Si ape un fascicolo sul caso. Il 24 settembre 1999 viene emanata la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati “per non avere commesso il fatto”. Il 17 novembre 2002, in appello, Andreotti e Badalamenti vengono condannati a 24 anni di reclusione per essere stati i mandanti dell’omicidio. La corte d’appello conferma invece l’assoluzione per i presunti esecutori materiali del delitto. Il 30 ottobre 2003 la Corte di Cassazione annulla senza rinvio la condanna inflitta al senatore a vita Giulio Andreotti e a Badalamenti dalla corte d’Assise d’appello di Perugia.