Il 9 novembre 1988 muore a Torino Battista Santhià, fondatore dell’Ordine Nuovo insieme ad Antonio Gramsci. Santhià nasce il 17 marzo 1898 a Santhià (Vercelli) e fa giovanissimo il bracciante poi diventa operaio a Torino, attivo diffusore dell’idea socialista, impegnandosi in prima fila nella campagna anti-interventista in occasione della prima guerra mondiale. Collaboratore di Gramsci nella redazione dell’ “Ordine nuovo”, entra nel Partito comunista al momento della fondazione e concentra il suo impegno sull’educazione degli operai alle regole dell’organizzazione comunista e sindacale e nella promozione di scioperi ed agitazioni. Entrato a far parte del Comitato direttivo della Camera del lavoro di Torino, nel 1923 emigra in Francia sperando di trovare lavoro, ma nel 1924 rimpatria e diventa segretario della Federazione torinese del Pcd’I, impegnandosi anche nella grande battaglia per l’elezione delle commissioni interne alla Fiat. Ricercato dalla polizia è costretto a vivere nella clandestinità fino al 1927, quando, per una condanna in contumacia a cinque anni di confino, espatria nuovamente in Francia. Divenuto membro del Comitato centrale nel 1929, nel 1930 ritorna in Italia per svolgere attività clandestina. Arrestato il 28 giugno 1931 a La Spezia è denunciato al Tribunale speciale che lo condanna a 17 anni di carcere. Incarcerato, per effetto di indulti, è scarcerato il 28 giugno 1936, ma tradotto a Ponza (Latina) per scontare la condanna al confino. Nel luglio 1939 viene trasferito a Ventotene (Latina) e al termine del periodo di pena, nel luglio 1941 viene condannato ad altri 3 anni per la sua pericolosità. Liberato alla fine di agosto 1943, riprende immediatamente l’attività politica. Dopo l’armistizio organizza nel biellese le formazioni “Garibaldi” , sovrintendendo da Biella anche alle iniziative politiche delle federazioni di Vercelli, Aosta e Novara. Dopo il grande rastrellamento nazifascista del febbraio 1944, è richiamato a Torino, opera a ricostruire i comitati di agitazione e organizza lo sciopero pre-insurrezionale del 18 aprile 1945. Nel dopoguerra è designato dal Cln regionale fra i commissari straordinari della Fiat. Membro del Comitato centrale del Partito comunista fino al 1960, e successivamente della Commissione centrale di controllo, abbandona la vita politica agli inizi degli anni 70.