20 anni fa chiesta la condanna di Andreotti

L’8 aprile 1999 a Palermo il Pubblico Ministero Roberto Scarpinato, dopo 23 udienze dedicate alla sua requisitoria, chiede la condanna di Giulio Andreotti a 15 anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici perché il Senatore in un “cupo delirio di potere” avrebbe stretto un “patto di potere” con Cosa Nostra, grazie al quale “la mafia avrebbe accresciuto per quasi vent’anni la propria capacità criminale diventando un’associazione unica al mondo che ha esercitato la sovranità di uno Stato illegale”. La sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, assolve Andreotti perché il fatto non sussiste (in base all’articolo 530 comma 2 c.p.p.). Invece la sentenza d’appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio tra i fatti fino al 1980 e quelli successivi, stabillisce che Andreotti aveva «commesso» il «reato di partecipazione all’associazione per delinquere» (Cosa nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». Per i fatti successivi alla primavera del 1980 Andreotti è  invece assolto.

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