Il 14 aprile 1969 alle 16 a Milano, dopo l’ora d’aria, nel terzo raggio, quello dei condannati per reati contro il patrimonio scoppia una rivolta nel carcere di San Vittore. Nel giro di un’ora tutto il carcere è sotto il controllo degli insorti. I detenuti prendono in ostaggio agenti della Polizia Penitenziaria. Quel giorno Giuseppe Saragat, l’ allora Presidente del Consiglio, si trova in città per l’inaugurazione della Fiera Campionaria e il grosso delle forze dell’ordine milanesi è dislocato proprio per garantire la sua sicurezza. Causa della rivolta il sovraffollamento del carcere, le condizioni di vita dei detenuti aggravate da un regolamento varato da Alfredo Rocco nel 1931 che prevede restrizioni molto pesanti. Due lettere alla settimana ai familiari, la divisa a strisce per i condannati in via definitiva, il divieto di leggere giornali di contenuto politico, il divieto di cantare o di possedere carte da gioco e molte altre limitazioni. Il clima di contestazione del 1969, entra così anche nelle carceri oltre che a Milano, anche a Torino e Roma. L’irruzione da parte delle forze dell’ordine avviene all’alba del 15 aprile quando ormai molti detenuti sono decisi ad arrendersi. Gli scontri, comunque, sono violentissimi e il bilancio finale è di circa trenta feriti tra le forze dell’ordine e un centinaio tra i detenuti. San Vittore subisce danni per centinaia di milioni e rimane chiuso diverse settimane mentre i rivoltosi vengono trasferiti nelle carceri di tutta Italia, Sardegna compresa. Bisogna aspettare il 27 luglio 1975, per l’entrata in vigore del nuovo regolamento carcerario che migliora le condizioni di vita dei detenuti e accoglie molte delle loro richieste.