L’1 maggio 1919 esce a Torino il primo numero di Ordine nuovo, settimanale fondato e diretto da Antonio Gramsci che si schiera per l’adesione del Psi all’Internazionale comunista e in favore del movimento dei consigli di fabbrica. Nei suoi articoli Gramsci afferma che il consiglio di fabbrica deve essere eletto da tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro collocazione politica, in modo che gli operai assumano in pieno la funzione dirigente che spetta loro come “produttori”. Questa esperienza si colloca, in una prospettiva rivoluzionaria, a sinistra del movimento socialista dell’epoca, ma in consonanza con altri fermenti della cultura italiana del periodo come quelli che facevano capo al neo-liberalismo di Piero Gobetti, che giudica infatti positivamente l’opera del gruppo. Ordine Nuovo diventa il 1° gennaio 1921 quotidiano; il 21 gennaio, con la formazione del Partito Comunista d’Italia a Livorno, diventa organo del nuovo partito «secondo la linea tracciata dal Congresso dell’Internazionale e secondo la tradizione della classe operaia torinese». Nel 1922 sospende le pubblicazioni per riprenderle nel marzo 1924 in modo discontinuo gli ultimi otto numeri fino al marzo 1925.