Il 25 giugno 1909 nasce a Cormòns (Udine) il partigiano Vanni Padoan, che emigra in Francia nel 1924. Al rientro in Italia, nel 1935, è condannato a 16 anni di carcere perché comunista. Dopo l’armistizio del 1943 organizza la resistenza sul Collio, in qualità di commissario politico della più grossa formazione partigiana italiana, la divisione Garibaldi-Natisone, che combatte anche in Jugoslavia nel 1945 nel IX Corpus, l’esercito guidato dal maresciallo Tito che ha mire su Gorizia, Trieste e anche il Friuli. Nel dopoguerra viene processato e condannato per l’eccidio di Porzûs (Faedis, Udine) – quando fra il 7 e il 18 febbraio 1945 diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e laico-socialista, vengono uccisi da parte di un gruppo di partigiani , in prevalenza gappisti, appartenenti al Partito Comunista Italiano – ma non va in carcere perché ripara prima in Cecoslovacchia e poi in Romania: qui lavora come redattore di trasmissioni radiofoniche. Amnistiato, Padoan è emarginato dal partito comunista, perché considerato «poco malleabile e diplomatico». Padoan muore il 31 dicembre 2007 a Cormons (Udine).