Il 29 giugno 1969 muore in un campo di concentramento algerino Moise Tshombè, il promotore della secessione del Katanga, prospera regione del Congo belga dove le cattive condizioni di vita della popolazione indigena negli anni cinquanta esasperano la contrapposizione fra lunda e immigrati luba della regione del Kasai. Del dissenso si fa interprete dal 1958 la Confédération des associations du Katanga (Conakat) di Moïsé Kapenda Tshombè, legato alla casa regale lunda, il quale sostiene una soluzione federale nelle conferenze costituzionali del 1959, contro il centralismo di Patrick Lumumba. Moise Tshombè nasce il 10 novembre 1919 e, vinte le elezioni provinciali in Katanga, approfitta dei disordini seguiti alla proclamazione dell’indipendenza del Congo (giugno 1960) per dichiarare la secessione del Katanga, sostenuto dagli interessi minerari europei (Union Minière du Haut Katanga) e, tacitamente, dal governo belga, timorosi del radicalismo di Lumumba, sostenuto dal movimento comunista internazionale. La decisione, condannata dalla maggioranza degli stati africani neoindipendenti, precipita la guerra civile e induce Lumumba a chiedere l’intervento dell’Onu. Segnato da eccessi sanguinosi e dagli oscuri episodi dell’uccisione di Lumumba e della morte del segretario generale dell’Onu, Dag Hammarskjöld, nel 1961, il conflitto termina, una volta eliminati i principali ostacoli ai disegni neocolonialisti, con la rinuncia alla secessione del Katanga, in seguito alla presa della capitale secessionista, Elisabethville (poi Lumumbashi), da parte delle truppe Onu (gennaio 1963).