30 anni fa si suicida Primo Levi, suo “Se questo è un uomo”

L’11 aprile 1987 si suicida a Torino Primo Levi, romanziere, saggista e poeta italiano testimone della Shoà: i profondi strascichi psicologici dell’internamento nel campo di sterminio sono probabilmente alla base del tragico gesto. Levi nasce il 31 luglio 1919 a Torino, studia chimica all’Università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavora come ricercatore chimico a Milano, si unisce a un gruppo ebraico della Resistenza, formatosi in seguito all’intervento tedesco nel Nord d’Italia nel 1943. Catturato e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvive perché impiegato in attività di laboratorio. Riprende il suo lavoro come chimico industriale nel 1946, ma si ritira nel 1974 per dedicarsi interamente alla scrittura. Tra i numerosi libri di Primo Levi sono fondamentali “Se questo è un uomo” (1947), tragico affresco della vita ad Auschwitz; “La tregua” (1963, premio Campiello), che descrive il lungo viaggio verso casa attraverso la Polonia e la Russia dei sopravvissuti ai campi di sterminio; “Il sistema periodico” (1975), una serie di storie, spesso di ispirazione autobiografica, intitolate con il nome degli elementi chimici, intesi come metafore di tipi umani; “Se non ora, quando?” (1982), con cui ritorna sulla tematica della guerra e dell’ebraismo. Da “La tregua” il regista Francesco Rosi ha tratto l’omonimo film nel 1997.

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