50 anni fa, Guerra dei 6 giorni: le truppe israeliane attaccano sul Golan

Il 9 giugno 1967, penultimo giorno della Guerra dei 6 giorni, dopo il cessate il fuoco deciso l’8 giugno 1967 con Giordania ed Egitto, la guerra potrebbe sembrare terminata. Alle 3 del mattino del 9 giugno 1967 anche la Siria aderisce al cessate il fuoco, ma il Ministro della Difesa Israeliano Moshe Dayan decide di approfittare della situazione politico-strategica, e di sua iniziativa avvia l’offensiva sul Golan – altopiano montuoso, di circa 1.800 km², con un’altitudine massima di 2.814 metri (Monte Hermon, importante nella storia del popolo ebreo), all’interno, o sui confini, di Israele, Siria, Libano e Giordania, conosciute anche come Gaulantide. Prima le alture sono pesantemente bombardate dall’aviazione e dall’artiglieria israeliane, quindi toccò alle brigate corazzate di intervenire e , nonostante le difficoltà e le ingenti perdite, le alture vengono conquistate. Tra la sera del 9 giugno 1967 e la mattina del 10 giugno 1967 il Golan rimane in mano israeliana mentre l’esercito siriano si ritira verso Damasco, perdendo gran parte dei suoi armamenti. Israele dichiara, pertanto, chiuse le ostilità avendo ottenuto una vittoria netta su tutti i fronti. Per quanto riguarda il Golan è utile ricordare che dal 1967 il termine è utilizzato generalmente per riferirsi a quella porzione di territorio conquistata da Israele ai danni della Siria durante la Guerra dei 6 giorni, dell’estensione di circa 1.200 km² dalle pendici meridionali del Monte Hermon alla riva meridionale del lago di Tiberiade fino al confine con la Giordania. Il territorio è de iure appartenente alla Siria, mentre de facto è occupato militarmente e amministrato da Israele che procede alla sua annessione unilaterale e non riconosciuta dalle Nazioni Unite. Siria e Israele non vi hanno scontri militari dal 1974. Nel 2008 vengono avviati contatti tra le amministrazioni siriana ed israeliana per portare a termine il contenzioso.

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