Il 18 maggio 1918 nasce a Mogliano (Treviso) l’attore Massimo Girotti, uno dei primi grandi divi del cinema italiano del dopoguerra ma anche portiere nella Pallanuoto in Serie A con la Società Sportiva Lazio. Protagonista di “Ossessione” (1943) di Luchino Visconti, nel dopoguerra prosegue una carriera legata al neorealismo, in film di Giuseppe De Santis (da “Caccia tragica”, 1948, a “La strada lunga un anno”, 1959), Pietro Germi (“In nome della legge”, 1949), Michelangelo Antonioni (“Cronaca di un amore” 1950). Ritorna con Visconti in “Senso” (1954) e, più volte, sulle scene in lavori di Sherwood, Caldwell, Strindberg, Kingsley. Tra gli altri film “Teorema” (1968) di Pier Paolo Pasolini, “Ultimo tango a Parigi” (1972) di Bernardo Bertolucci, “L’Agnese va a morire” (1976) di Giuliano Montaldo, “Interno berlinese” (1985) di Liliana Cavani, “Il Mostro” (1994) di Roberto Benigni. Da ricordare le interpretazioni per il teatro (“La Boheme”, messa in scena da Luigi Comencini nel 1987) e per la televisione, tra cui “Quo Vadis” (1985), regia di Franco Rossi e “Luchino Visconti” (1999) un film-documentario sulla vita del regista lombardo diretto da Carlo Lizzani. Girotti muore il 5 gennaio 2003 a Roma, poche settimane dopo la fine delle riprese del suo ultimo film, “La finestra di fronte” di Ferzan Ozpetek, per la cui interpretazione riceve, postumo, il David di Donatello.