50 anni fa muore in carcere il boss mafioso Vito Genovese

Il 14 febbraio 1969 muore nel carcere di Springfield (Missouri, Usa) per un attacco di cuore il boss mafioso Vito Genovese, conosciuto come il capo dei capi, è ritenuto il responsabile per aver esteso il traffico di eroina su scala internazionale. Genovese nasce il 27 novembre 1897 a Tufino (Napoli) e nel 1912 emigra negli Stati Uniti d’America con la famiglia, stabilendosi prima nel Queens e poi a Little Italy, nel distretto di Manhattan (New York, Usa) dove si unisce alle bande di «cumparielli» napoletani che impongono con la violenza il pagamento della “protezione” e gestiscono le lotterie illegali all’interno della comunità italiana. Inizia così la carriera malavitosa di Genovese che passa attraverso accordi con Lucky Luciano e con omicidi perpetrati per aumentare il suo potere. Subisce varie condanne e la penultima, nel 1958, lo porta al carcere di Atlanta(Georgia, Usa) per traffico di stupefacenti. Nel 1962 Genovese ordina dal carcere che il suo capodecina Anthony Strollo sia fatto sparire e ucciso, poiché sospetta che avesse ordito un complotto per il suo arresto. Nello stesso periodo, Joe Valachi, un soldato di Genovese, finisce pure nel penitenziario di Atlanta per traffico di stupefacenti, venendo accusato dai suoi compagni di essere un informatore della polizia; Valachi, dopo essere sopravvissuto a tre attentati alla sua vita in prigione, uccide un detenuto che credeva mandato da Genovese ad ucciderlo. Condannato all’ergastolo per questo omicidio, Valachi decide di collaborare con la giustizia, testimoniando contro Genovese e l’intera organizzazione dinanzi a una commissione d’inchiesta e diventando così il primo mafioso italoamericano a collaborare con la giustizia.

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