Il 27 febbraio 1969 arriva a Roma in visita ufficiale il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon dopo la visita a Berlino Ovest (RFT). La visita di Nixon è l’occasione di nuovi scontri di manifestanti tra giovani di estrema destra e estrema sinistra, nelle piazze, nelle strade, già incominciati all’inizio dell’anno. Nel pomeriggio del 27 febbraio 1969, numerosi assembramenti e cortei di protesta si formano in diversi punti della città. Gli studenti del movimento studentesco tentano di uscire dall’ateneo, da giorni occupato, ma vengono bloccati da un’ingente schieramento di polizia e carabinieri che vogliono impedire l’eccessivo ingrossamento del corteo che di li a poco sarebbe partito da piazza Esedra. La tensione sfocia subito in scontri nelle zone adiacenti la città universitaria. E’ sera e all’interno del Magistero gli occupanti sono rimasti in pochi. La maggior parte degli studenti, infatti, riesce comunque a partecipare al corteo del pomeriggio. Un cospicuo gruppo di estremisti di destra percorre via Nazionale fino a piazza Esedra, li dov’è partita la manifestazione indetta dalla sinistra, senza incontrare la resistenza delle forze dell’ordine ancora presenti nella piazza, e si dirige verso il Magistero con l’intenzione di scacciarne gli occupanti. Contro la facciata dell’edificio, vengono dapprima lanciati sassi e poi sparati dei razzi, simili a quelli utilizzati per i fuochi d’artificio. Non riuscendo a forzare l’ingresso dell’edificio occupato, gli assalitori appiccano fuoco alla porta, nel tentativo di entrare. Di fronte alla violenza dell’attacco, le persone rimaste a presidiare l’edificio si rifugiano ai piani superiori, nella speranza di un soccorso. Uno di questi, Domenico Congedo, studente di Lingue, si arrampica su un cornicione di una finestra del quarto piano, cercando una via d’uscita per sé e i suoi compagni. Tuttavia la traversina di marmo che sorregge il ragazzo non regge, si sbriciola e Domenico Congedo cade nel pianterreno. Trasportato, con notevole ritardo, al Policlinico, muore. Non ci sono colpevoli per questa tragedia se non la fatalità della rottura della traversina.