Nasce a Marbach il 10 novembre 1759. Figlio di un ufficiale dell'esercito, studia legge e medicina per poi entrare al servizio del duca del Württemberg. Esordisce nel 1782 con la fortunata rappresentazione, al teatro nazionale di Mannheim, della tragedia "I masnadieri" (pubblicata nel 1781), che metteva in scena le avventure di un fuorilegge idealista in rivolta contro una società ingiusta e crudele. Allontanatosi senza autorizzazione dal ducato in occasione della rappresentazione, con questo pretesto Schiller viene arrestato e riceve il divieto di comporre altri drammi di spirito sovversivo. Riuscito a evadere, nel decennio seguente vive clandestinamente in varie città tedesche: Mannheim, Lipsia, Dresda, Weimar. La sua produzione giovanile, fiorita nel clima dello Sturm und Drang, è polemica esaltazione della libertà politica. Attraverso lo studio di Kant e l'amicizia con Goethe, Schiller attinge poi un più maturo ideale di libertà morale e di classica armonia. Negli ultimi drammi, infine, perviene ad uno stile nuovo, improntato al realismo romantico. Dal 1787 si stabilisce a Weimar, dove con Goethe dirige il teatro di corte.
Il 20 maggio 2005 muore a Chatenay Malabry (Francia) il filosofo Paul Ricoeur, allievo del pensatore cattolico Gabriel Marcel. Ricoeur nasce il 27 febbraio 1913 a Valence (Francia) e insegna nelle università di Strasburgo, Parigi, Nanterre e Chicago. La fenomenologia, l'esistenzialismo, lo strutturalismo vanno a suo parere ricondotti entro una prospettiva ermeneutica, disciplina di cui è uno dei maggiori esponenti novecenteschi insieme a Hans Georg Gadamer. I suoi primi studi, durante i cinque anni di prigionia in Germania, vertono sul pensiero di Edmund Husserl e di Karl Jaspers. In seguito analizza il ruolo del mito e del simbolo nel pensiero occidentale e concentra la sua attenzione su psicoanalisi e metafora, strumento espressivo capace di esplorare aspetti del reale che sfuggono all'indagine scientifica. Le sue opere più note "Dell'interpretazione. Saggio su Freud" (1965), "Il conflitto delle interpretazioni" (1969), e "La metafora viva" (1975).
Si può affermare con quasi assoluta certezza che Dante nasce tra il 14 maggio e il 13 giugno nella casa degli Alighieri nel popolo di S. Martino del Vescovo, di fronte alla Torre della Castagna. Di famiglia guelfa di piccola nobiltà (il padre si chiamava Alighiero di Bellincione, la madre donna Bella), allievo di Brunetto Latini, si dedica presto alla poesia, stringendo amicizia con i poeti stilnovisti Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia. Nel 1274 incontra Beatrice Portinari, morta nel 1290, donna di cui si innamora e che ispira tutta la sua opera poetica. A lei dedica la "Vita nuova" (1292-1293), raccolta di 31 liriche in una cornice di prosa, in cui Dante, all'interno dello stilnovo, elabora un personale concetto d'amore, non più solo fonte e frutto di nobiltà spirituale, ma sentimento che apre all'uomo la conoscenza del Divino tramite la contemplazione della perfezione e della bellezza dell'amata. Sposatosi con Gemma Donati, ha da lei tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia. Prende intanto parte attiva alla vita politica schierandosi con la fazione dei guelfi bianchi; dopo aver combattuto a Campaldino contro i ghibellini d'Arezzo (1289), iscrittosi all'arte dei medici e speziali, è tra i priori di Firenze (1300). Nel 1301, mentre era ambasciatore presso il papa Bonifacio VIII, i guelfi neri lo bandiscono dalla città (1302), condannandolo in contumacia, sotto l'accusa di baratteria, a una multa e poi al rogo. Durante l'esilio peregrina, tra il 1304 e il 1310, per varie città e corti: Forlì, Verona (presso gli Scaligeri), Bologna, in Lunigiana (presso i Malaspina), Lucca. La discesa di Arrigo VII (1310) rinfocola le speranze dell'esule, che scrive per l'occasione tre delle sue 13 Epistole. Dopo l'ultima condanna a morte (1315) dimora a Verona e infine a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta. L'esilio, esperienza centrale della vita di Dante, è anche il principale elemento ispiratore delle opere della maturità: il "Convivio" (1304-1307), il "De vulgari eloquentia" (1304-1305; trattato incompiuto, in latino). Muore a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre 1321 e viene sepolto nella tomba che tuttora ne conserva le ceneri.